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I MASCHI (autismi mitografici 2)

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di Giacomo Sartori

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Qualche volta mi domando chi ce lo fa fare di sopportare tutti questi maschi che ci sono in giro. Testosteronici, assertivi, vanitosi, ottusi, tronfi, insulsi, psicorigidi, insensibili. E a guardar bene anche meschini, pavidi, opportunisti, profittatori, infidi. Il mondo trabocca purtroppo di insopportabili maschi. Basta aprire un giornale o navigare due secondi su internet, per appurare il loro arrogante dilagare, il loro strapotere. Dirigono nazioni, decidono e fanno guerre, trasformano le banche in pericolose bande a delinquere, o anche solo girano inutili film, scrivono romanzi inani, causano incidenti automobilistici, rubano, stuprano, assassinano. Un’inflazione di maledetti maschi che con la loro irresponsabilità e le loro intrinseche tare stanno mandando a scatafascio il pianeta. A ben vedere l’avidità del capitalismo neoliberale è l’avidità dei maschi, l’irresponsabilità della finanza è l’irresponsabilità dei maschi. Invece di prendercela con delle categorie astratte come il capitalismo neoliberale o la finanza dovremmo prendercela con loro.

Come si può constatare in qualsiasi nefasta riunione di famiglia, o anche solo di amici riprodotti, i maschietti rompono i coglioni a tutti già nei primi mesi di vita, e mano a mano che il tempo passa è sempre peggio. Le loro sorelline se ne stanno buone e tranquille (sono quasi sempre adorabili), loro devono a tutti i costi correre come ossessi, urlare, tirare calci, strattonarsi, danneggiare oggetti e indumenti. A scuola le ragazzine studiano, e sembra che abbiano dieci anni di più, loro non fanno niente, e paiono ritardati mentali. E se studiano è solo per assecondare una immoderata ambizione, il bisogno di padroneggiare: si preparano a fare i maschi dominatori. Senza veri sentimenti, senza fantasia, senza una comprensione profonda delle cose.

Gli adulti maschi, anche questo è sotto gli occhi di tutti (nonostante si dica e ridica che le cose sono molto migliorate rispetto al passato), sono limitati, egotistici, permalosi, invadenti, vanagloriosi, vacui. Interessati, desolantemente aridi, immaturi, e nel contempo immutabili, sclerotici, incapaci di adattarsi ai cambiamenti. A parità di età e di condizioni, dimostrano un’età psichica doppia rispetto alle loro coetanee. Quasi sempre non trovano di meglio che trincerarsi nelle loro funzioni e nei loro ruoli sociali, nascondendo la loro pochezza sotto la facciata sociologicamente opaca del lavoro. Impiego che molto spesso consiste nel martoriare qualcuno, o comunque nel perpetrare qualche danno. Nell’età avanzata le cose si aggravano ancora: diventano autentiche mummie, grottesche caricature di quella che è la autentica umanità.

Le donne anche a novant’anni, o a novantadue, sono capacissime di evolvere. Faccio l’esempio della madre di mia moglie, che per l’appunto ha novantadue anni, e per vicende che non sto qui a raccontare si è sempre considerata stupida e incolta. Considerandosi stupida e incolta, e anche per altre vicissitudini esistenziali per così dire accessorie, non ha mai letto un libro, non ha mai aperto un giornale. Ebbene, nella casa di riposo dove si trova ha conosciuto di recente un’anziana che legge un sacco di libri e ama ragionare su tutto (una donna davvero interessante). Ebbene, a novantadue anni si è messa anche lei a leggere libri e giornali, a ragionare su tutto. Nel corso delle lunghe discussioni con la sua nuova amica, considerata all’interno della struttura un punto di riferimento culturale, ha cominciato a usare la sua intelligenza, ha scoperto di essere molto intelligente. Adesso la sua amica è deceduta (in quel tipo di strutture le persone decedono purtroppo spesso), e quindi lei si ritrova a sostenere il ruolo dell’apprezzata intellettuale. Legge i giornali di sinistra (sospira che purtroppo non ci sono quelli di destra, ma solo per una fedeltà postuma al marito), e racconta alle altre anziane le sue analisi sull’attualità e sulla politica, o anche sul teatro e la letteratura. Tutto questo a novantadue anni. Se va bene un uomo a novantadue anni ripete le cose che diceva a ottantadue, che a loro volta erano quelle che sciorinava a settantadue. Ammesso e non concesso che a ottantadue anni sia ancora vivo, intendiamoci.

Se c’è insomma una cosa assolutamente da evitare sono gli amici maschi. Con gli amici maschi (ma forse sarebbe meglio dire “cosiddetti amici maschi”, vista la potente rivalità sempre latente) non c’è verso di parlare di qualcosa che non sia il calcio o la politica: potrebbe sembrare un luogo comune, e invece è drammaticamente vero. Le donne non ci credono quando glielo dici, ma è così. Tutto quello che i maschi dicono è per palesare che conoscono e sanno, per brillare di fronte a se stessi, convincersi ancora di più delle loro aprioristiche convinzioni, farsi belli, umiliare, dimostrare che sanno dominare, ottenere qualcosa. Due maschi possono passare dieci anni assieme su un’isoletta deserta, parleranno solo di calcio e di politica, cercando di dominarsi a vicenda, senza un accenno alla vita intima.

Gli unici maschi che frequento io hanno una parte femminile molto sviluppata: sono sopportabili per quello. Sono pur sempre maschi, e hanno imperdonabili impennate maschili, ma io mi rivolgo alla loro parte femminile, e ignoro quell’altra. Io stesso ho una parte femminile molto sviluppata, quindi mi viene facile. E per fortuna che in certi maschi la parte femminile è molto sviluppata, altrimenti staremmo freschi. Altrimenti non si saprebbe proprio dove sbattere la testa. Ma intendiamoci, a ben guardare la parte femminile dei maschi è lamentosa, viziata, appiccicosa, venata d’isteria. Sempre mille volte meglio di un’assoluta mascolinità, non dico, ma insomma restiamo lontani dalla perfezione.

Qualche volta mi domando perché diavolo devo sorbirmi la fetta maschile dei miei amici maschi, se quella che mi interessa è solo la femminile. Perché devo incassare le palate di merda, che pur essendo minoritarie sono pur sempre palate di merda? Perché non optare per individui senza quelle magagne, vale a dire delle donne? Sarebbe come ordinare un gelato alla fragola e al pistacchio, e poi mangiare solo la fragola, perché piace solo quella (io detesto il gelato al pistacchio). Perché non chiedere allora un gelato solo alla fragola, cassando una volta per tutte il pistacchio? Perché stare lì a soffrire? Per quanto mi riguarda credo proprio che d’ora in poi frequenterò solo donne. La vita è troppo breve per essere buttata via in malo modo.

Le donne sono notoriamente più capaci, più elastiche, più acute, più oneste. Migliori a mediare, a dirigere, a decidere, a governare, ma anche più precise e più accurate nei mestieri manuali. Non si impuntano come galletti, non devono sedurre tutto il pollaio, non hanno da dimostrare che hanno dei coglioni così e colà. Sono molto più brave a fare le infermiere, le dentiste, le giornaliste, le bariste, le hostess, le insegnanti, le presidentesse della repubblica, le regine, le deputate, le sacerdotesse, le fioraie, le contadine, le dirigenti d’azienda, le sommelier, le bagnine, le poliziotte, le impiegate agli sportelli, le astronaute, le scienziate, le guide turistiche, le commesse, le psicologhe, le ammaestratrici di animali, le spie, le occhialaie, le formaggiaie, le architette, le contorsioniste, le operaie, le geomorfologhe, le farmaciste, le scrittrici, le critiche letterarie, le rabdomanti. A ben vedere resta fuori molto poco. Forse allora gli uomini potrebbero essere adibiti a quei rarissimi mestieri dove non sono poi malaccio, come i becchini, i parcheggiatori abusivi, i raccoglitori di palle da tennis, gli asfaltatori, i sollevatori di pesi, i culturisti, gli informatici. E beninteso i pedofili. È chiaro che se uno vuole dei buoni pedofili (che poi anche come capri espiatori tornano sempre utili), i maschi sono meglio. Bisogna sapere essere imparziali, e riconoscere a cesare quel che è di cesare.

Nelle api e in tante altre specie animali i maschi tirano le cuoia subito dopo l’accoppiamento. Questa raffinata soluzione messa a punto dalla natura mi sembra essere quella ideale. Gli si dà un contentino, visto che ci tengono tanto all’accoppiamento, e poi fuori dalle palle. Probabilmente anche tra le api, in passato i maschi vivevano più a lungo, poi l’evoluzione ha aggiustato le cose. Il problema è che l’uomo con le sue trovate tecnologiche ha bloccato il processo evolutivo prima che si potesse arrivare a questo miglioramento, altrimenti saremmo certo approdati anche noi lì.

In realtà un rimedio ci sarebbe. Una soluzione già collaudata, e già in uso. Parlo dell’inseminazione artificiale, utilizzata da decenni nei bovini. Con quel sistema uno stesso toro può fecondare migliaia di mucche. Basterebbe insomma un uomo per mille o duemila donne (e con i progressi delle tecniche di diluizione forse anche meno). Già si migliorerebbero molto le cose, si ridurrebbe il problema (eliminando anche l’annoso dramma della disoccupazione). Certo qualche saccentone obietterà che le mucche fanno una vitaccia. E invece le mucche stanno benissimo. Sono felici, da quando non devono sottostare ai soprusi e all’ottusità dei tori.

Del resto da qualche anno per i bovini da latte si sta diffondendo un perfezionamento ancora più interessante. Il seme sessato, come viene chiamato, permette di far nascere solo femmine. Così si evita di mettere al mondo maschi dei quali bisogna poi sbarazzarsi (il che potrebbe far pensare a certe brutte cose successe nel passato). Si fanno nascere solo femmine, e quel piccolo numero di maschi strettamente necessario alla riproduzione artificiale.

Purtroppo il mondo attuale è quello che è, ci vuole molta pazienza. E molto coraggio, se si vuole battersi per migliorare le cose.

 

(l’immagine: Laura Craig Mc Nellis, “Black Coat with Pink Accents”, tempera su carta, 2010-11)

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I MASCHI (autismi mitografici 2)


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